(ANSA) – Roma, 03 Ott. 2018 –

Per gli economisti di Confindustria “l’aumento del deficit” previsto dal Governo “è poca cosa rispetto agli impegni politici assunti: se le coperture non saranno ben definite – avvertono – si rischia ex post un rapporto deficit/pil più alto”. Per il CsC “l’aumento del deficit serve per avviare parti del contratto di Governo di sostegno al welfare”, come su reddito di cittadinanza o pensioni, poi “molto difficili da cancellare se non in situazioni emergenziali. Ciò potrebbe portare a più tasse in futuro e ad aumentare il tasso di risparmio già oggi”.

Il Centro studi Confindustria stima il Pil “all’1,1% nel 2018 e allo 0,9% nel 2019” in “ribasso di 0,2% punti” per entrambi gli anni rispetto alle previsioni di giugno. Le stime “non incorporano le intenzioni del Governo” in attesa della legge di Bilancio ma, tra vari fattori, “pesano” anche “l’aumento dello spread” e – spiega il capoeconomista Andrea Montanino – “l’incertezza” sulla “capacità del Governo di incidere sui nodi dell’economia” e sulla “sostenibilità del contratto di Governo” che causa “meno fiducia degli operatori”.

“Non smontare le riforme pensionistiche perché ciò renderebbe necessario aumentare il prelievo contributivo sul lavoro. Se il meccanismo di ‘quota 100′, per permettere l’anticipo della pensione, venisse introdotto, andrebbe invece nella direzione opposta”. E’ quanto sostiene il Centro studi di Confindustria, nel rapporto sugli scenari di politica economica.
.”.

- Confindustria, Pil frena: pesa incertezza sull'azioni di governo /